Giacomo Casanova a Napoli nel libro curato da Mario Prisco per Stamperia del Valentino
Di Monica Lucignano
“Avventure napoletane” è incentrato sui capitoli che narrano dei soggiorni nella città di Partenope tratti da “La storia della mia vita”, opera scritta da Giacomo Casanova negli anni finali della sua esistenza.
Storie di
vita vissuta che parlano al lettore del nuovo millennio di un avventuriero,
giocatore d’azzardo, discreto spadaccino con all’attivo molti duelli, in cui
spesso la vittoria gli arrise. Un estratto che ci restituisce un assai
interessante spaccato di storia che non annoia, anzi intriga e incuriosisce,
ben lungi dai ventidue volumi della prima edizione italiana dell’autobiografia
di Casanova. Un breve compendio, dunque, tornato tra le nostre mani grazie alla
cura e all’intuizione di Mario Prisco per i tipi della Stamperia del Valentino che
sa raccontare il Secolo dei Lumi da un altro punto di vista, quasi antitetico
rispetto a quanto ci è stato proposto – forse in maniera non esaustiva – a
scuola. Allevati, infatti, con l’idea
che il Settecento fosse il secolo della Scienza
e della Ratio, in cui la Cultura – attraverso gli eminenti intellettuali
dell’epoca – spazza non senza fatica superstizioni e credulonerie, ci
ritroviamo spiazzati tra queste pagine in cui
Prisco ci svela personaggi (realmente esistiti) caratterizzati da un
infantilismo e una gioia di vivere insospettabili, che affrontano la Vita con
la ferrea intenzione di godere e di sperimentare ogni gioia possibile,
coniugandola in ogni sua forma, quasi a compensare il buio del secolo
precedente. Con la conseguenza di
mantenere il codice morale solo in apparenza. Una distruzione, ipocrita e
silenziosa, dei dettami religiosi e del sistema valoriale imposto dalle
convenzioni del tempo.
Alla
fine, ci si potrebbe chiedere: “Perché ripubblicare Casanova ora?”. Intanto perché potrebbe essere letto come la
più avvincente delle serie on demand per l’intreccio che la vita di questo
personaggio sbalestrato, arruffone, imbroglione elegante ci rivela; in seconda
istanza, perché ci restituisce una lingua ricercata, forbita ma non
incomprensibile che anima uno scenario storico lontano nel tempo ma per certi
versi ancora attuale. Infine, l’opera merita l’attenzione del lettore anche per
nutrita e attenta introduzione del curatore Mario Prisco.
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