In scena una “Vita di Regina” dal libro di Maricla Boggio

Omaggio a Regina Bianchi scomparsa il 5 aprile a Roma all’età di 92 anni

Servizio di Maddalena Caccavale Menza



Regina Bianchi come donna e madre, attrice per caso anche se figlia d’arte, pagata poco ma dotata di grande fortuna: la componente più importante nella vita e nell’arte. Si racconta nella Vita di Regina scritta dall’amica scrittrice e regista Maricla Boggio. Pagine stupende dove si ripercorre la straordinaria carriera di un’attrice che ha legato il suo nome allo straordinario personaggio di Filumena Marturano scritto da Eduardo De Filippo in omaggio a sua sorella Titina. E, nel destino esistenziale e in quello di attrice, le scelte sono avvenute quasi casualmente come, casuale, è stata la maternità, che l’ha tenuta, per volontà del “padre delle sue figlie” (il regista Goffredo Alessandrini), quindici anni lontana dalle scene. Tra le pagine del libro ventila la grande passione per il teatro che si deve fare sempre e “a qualunque costo” –come sosteneva Eduardo per il quale “il giorno di riposo è la morte del teatro”, ma si respira anche una grande umiltà. Non sale in cattedra Regina come agilmente avrebbe potuto fare l’attrice giubilata che ha mosso i suoi primi passi sulle tavole di quel palcoscenico dove effettivamente è nata. La madre Maria recitava quando Regina spingeva per venire al mondo. Messa in un cassetto che fungeva da culla, da neonata, durante le rappresentazioni, ha cominciato a recitare nelle parti da bambina o bambino nella compagnia dei genitori  Italo e Maria Bianchi. Il suo è un nome d’arte, scelto dal padre Raffaele Merola per il suo ingresso in teatro. Con i genitori fino a sedici anni poi da Raffaele Viviani, dove iniziò con piccole parti prima di volare verso la celebrità. L’incontro con De Filippo, avvenuto quando Regina aveva 19 anni, fu decisivo per la sua crescita artistica: “Eduardo sapeva  far recitare anche le pietre”. Proprio lui, consapevole delle sue qualità, le affidò più tardi, quando ormai la sorella Titina non poteva più interpretarlo, il ruolo di Filumena Marturano, che poi costituì il personaggio a cui è stata più legata e che si rivelò un vero trionfo. Nel libro, con sobrietà e discrezione, l’attrice rievoca anche il dolore della sua vita di madre: quello di  aver perso per una malattia la maggiore delle sue figlie. La delicatezza della rievocazione rende ancora più grande la sua statura morale. Lavorò con registi del calibro di Nanni Loy nelle Quattro giornate di Napoli nel ruolo di Concetta meritevole del Nastro d’argento. Poi con Zeffirelli e i fratelli Taviani.  Vita di Regina  è “il diario di una donna che non rinfaccia nulla, non si lamenta, non grida o pretende. Ma esiste”.  Edizioni Rai–Eri.


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