L’UOMO E IL SUO TEMPO

La corte della formica VIII edizione - a cura di Gianmarco Cesario

Servizio di Antonio Tedesco


La corte della formica è un festival di “corti” teatrali. Prima manifestazione di questo genere realizzata a Napoli e giunta, ormai alla sua VIII edizione, sotto la direzione di Gianmarco Cesario e per la produzione del Teatro a Vapore. Dopo aver peregrinato per varie sedi della città la manifestazione, da due anni, si è insediata al Teatro Piccolo Bellini, che si direbbe, per adesso, la sua cornice ideale. E in più, in quest’ultima edizione, quella tenutasi nella suddetta sede nel novembre 2012, La corte della formica ha trovato anche un editore, la giovane e coraggiosa casa editrice napoletana Homo Scrivens, che ha raccolto e pubblicato in volume i testi vincitori. Dando, così, nuova voce a queste piccole ma meritevoli opere e consentendone una diffusione che va oltre quella puramente scenica, limitata a chi ha avuto la possibilità di seguire questo o altri festival simili che si tengono in varie località italiane. Diciamo subito che la lettura dei detti testi risulta interessante e piacevole, e questo porta a delle riflessioni. La scrittura teatrale, come si sa, è anche un genere letterario, ma non certo tra i più praticati e sostenuti dall’odierna editoria. Inoltre in Italia non esiste un sistema, come invece in altri paesi europei, che preveda la collaborazione dei teatri, specie gli Stabili sostenuti (oggi a dire il vero con qualche difficoltà) dal denaro pubblico, con drammaturghi, preferibilmente giovani, che svolgono in maniera fissa e continuativa il loro lavoro con quel medesimo teatro. Avendo modo, così, di crescere artisticamente, di farsi conoscere, di sviluppare in maniera coerente una propria poetica personale. Eppure, come questi testi dimostrano, il materiale su cui lavorare non mancherebbe. Esiste la voglia e la capacità di esprimersi attraverso la scrittura teatrale, e la fondamentale capacità di racchiudere questa scrittura in specifici termini dati (in questo caso la durata breve). Dare spazio a questi autori, utilizzare le loro risorse creative, porterebbe benefici allo stesso sistema teatrale. Oggi la produzione scenica oscilla per la gran parte tra allestimenti di puro intrattenimento che girano intorno ad un nome o un testo ben collaudati, e messe in scena molto elitarie legate a una concezione elevata di “arte e sperimentazione” che si rivolgono ad ambiti molto ristretti quando non addirittura specialistici, riuscendo raramente a raggiungere il grande pubblico. I lavori pubblicati in questo volume si attestano, invece, su una posizione intermedia, assicurando, però, un buon livello di qualità e riuscendo, allo stesso tempo, a divertire, ma in maniera intelligente, non rinunciando, cioè, ad approfondimenti e riflessioni. Sarebbe una boccata d’aria fresca. I testi riportati, e ognuno a vario titolo premiati, vanno dal pinteriano e “circolare” Parole troppo lunghe di Mirko Di Martino, riflessione sul linguaggio e la realtà soggettiva che attraverso di esso si può creare, a Epochè – Sogno di una notte di mezza Napoli, arguto e divertente compendio di storia napoletana vista dalla parte delle donne, sospeso tra sogno e incubo, come forse è realmente la storia di questa città. Altrettanto godibile La terza Maria di Claudio Buono, che gioca sul doppio binario del sacro e del profano e sull’inestricabile confusione che, nella nostra “società-spettacolo”, avviene tra questi due piani. Mentre gli ultimi due, Una passione non trascurabile di Antonio Vladimir Marino e Teatreide di Caroline Pagani e Filippo Bruschi, giocano sul raddoppio del piano teatrale facendo, il primo, irrompere la grande scrittura drammaturgica (Shakespeare) nel più banale e ripetitivo svolgersi del quotidiano, mentre il secondo ripercorre, una sorta di compendio di storia del teatro raccontata dai suoi stessi autori più rappresentativi, che ne cantano, quasi, una specie di ironico de profundis. Il volume è completato dalla pubblicazione di quattro racconti che si sono distinti, invece nella sezione collaterale dello stesso concorso intitolata Scrivere a corte, dedicata, appunto, alla narrazione letteraria breve. Un libro che, in definitiva, potrebbe indicare una strada meno conformista non solo all’editoria nazionale, ma anche al nostro traballante teatro. Homo Scrivens edizioni – pp. 106 – Euro 10

 

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